
Valentina
Una doccia di acqua gelida
Per descrivere l’esperienza del ritiro di fine anno a La Verna dal mio punto di vista, non esistono termini adatti: potrei usare meraviglioso, inaspettato, bellissimo, coinvolgente, profondo, spirituale, indimenticabile, sublime, incredibile, gioioso, stupendo; eppure nessuno di questi riuscirebbe a centrare il
bersaglio – per quanto siano tutti veritieri.
Il ritiro a La Verna è entrato nel mio cuore come una freccia e me l’ha trafitto con amore.
Ero arrivata con pochissime aspettative, per due motivi principali: non volevo restare delusa (= farmi aspettative troppo alte) e preferivo arrivare a La Verna accogliendo con gioia ogni situazione, senza paragonare la realtà con eventuali idee che mi potevo fare prima. Non ero mai stata sul Monte Sacro: per me e la mia famiglia, soprattutto per mio padre, è sempre stato un posto importante perché è stato l’ultimo viaggio compiuto da mio nonno biologico prima che il tumore se lo portasse via. Ma quest’anno la proposta di andare a La Verna mi è stata rinnovata per ben tre volte – e alla terza non potevo rinunciare ancora!
Quando sono arrivata, non mi ero aspettata la nebbia e inizialmente c’ero quasi rimasta male – ma quando sono arrivata sulla terrazza e ho visto la croce emergere dalla nuvola che ci circondava, è stato amore a prima vista. Non me la immaginavo così alta, così bella: da una parte, era come se stesse allargando le braccia per accogliere me in un caldo abbraccio, sentivo come se mi stesse aspettando. Dall’altra parte, stendeva il suo sguardo amorevole sopra tutto il panorama, fino all’orizzonte e oltre.
La mattina dopo, quella del 30 dicembre, rivedere quella stessa croce immersa nella nuvola, con il freddo, il vento e la pioggia che abitava nella nuvola, è stato nuovamente stupefacente. Ora ho la galleria invasa dalle foto della croce. Ho sentito veramente come se mi stesse aspettando per un abbraccio, e quando sono riuscita ad appoggiare le mie dita sul suo legno in un momento di solitudine, qualcosa è scattato – o meglio, qualcosa si è preparato per scattare: un po’ come quando tiri con l’arco, prima devi prendere la freccia e poi tendere l’arco, prendere la mira e lasciare la freccia. Toccare quella croce è stato come tendere l’arco, ma non ci avevo pensato subito.
La nebbia che avvolgeva e nascondeva tutto, tranne la croce: Gesù era sempre lì e mi accoglieva ogni volta.
Quando sono arrivata a La Verna, mi sentivo sconnessa: non riuscivo più a sentire la presenza di Dio nella mia vita, non riuscivo a ritagliare del tempo per Lui, non riuscivo a ritrovarlo. Ero avvolta dalla nebbia anche io. Ero come la pecora smarrita. Ero morta, come Lazzaro.
Durante il primo incontro ci è stato detto che Dio ci salva se noi vogliamo essere salvati: io volevo essere salvata. Io volevo ritrovare la connessione.
Gli ultimi due giorni del 2022 sono stati giorni di riflessioni, di catechesi che sono state come docce d’acqua gelida, catechesi che sono state come ricevere uno schiaffo in faccia. Riflessioni che hanno fatto il loro dovere: mi hanno fatta riflettere, e anche molto.
Eppure, ancora mi mancava qualcosa, non riuscivo a trovare la risposta che cercavo: ho deciso di avere un colloquio il 31 pomeriggio, sentivo di averne bisogno – avrei voluto fare la confessione, ma per me confessarsi è ancora molto difficile, vado sempre nel panico perché ho paura di essere giudicata.
Ma quando Alessandro ci ha detto che eravamo come una famiglia e che non dovevano spaventarci, ho deciso che almeno un colloquio potevo provarlo: avrei voluto farlo sotto la croce, ma non avevo la giacca.
E lì mi sono aperta. Ho fatto uscire tutto quello che avevo riflettuto in quei giorni, ho fatto uscire tutto quello che mi turbava, ho fatto uscire i miei problemi di connessione. Tutto, come un fiume in piena.
È stato durante quel colloquio, avvenuto tra le 15:30 e le 16:45, che sono Rinata dall’Alto: è stato un po’ come per San Francesco – non ho ricevuto le stimmate, ma ho pianto. Ho pianto perché mi sono svuotata di tutto il dolore e ho accolto tutto il Suo amore. Era tutto l’anno che non desideravo altro: ho passato l’intero 2022 a chiedere di essere amata, ho provato a trovare l’amore di cui avevo bisogno in cose terrene, materiali. Mi sentivo vuota perché non mi sentivo amata. Anzi, mi sentivo proprio distante dall’amore.
E lassù, a La Verna, il mio cuore è stato riempito dell’amore di Dio. Credevo di essere perduta, e invece ero amata. L’ho sentito con tutta me stessa, realizzare il Suo amore è stata una sensazione così forte che era impossibile fermare le lacrime – lacrime che si sono trasformate da pianto di dolore a pianto di gioia, di
amore. Dopo quel colloquio, dopo quella realizzazione, ho vissuto l’amore di Dio di continuo: improvvisamente, sono successe cose veramente impreviste e veramente straordinarie, fuori dall’ordinario, che mi hanno fatta sentire amata.
A La Verna ho trovato l’amore che temevo di non trovare mai più.
A La Verna ho trovato nuovi volti amici, ho trovato risposte e mi sono finalmente riconnessa con Lui. Ho ritrovato la connessione, dopo un anno di ricerca.
Ora ho un motivo in più per essere legata a quel Monte Sacro, a quel posto che ora per me ha il profumo dell’amore.
Come nella nebbia, la luce di Dio mi ha illuminata. Come la pecora, ero smarrita e sono stata ritrovata.
Come Lazzaro, ero morta e sono resuscitata: sono Rinata dall’Alto. Vorrei tornare a La Verna e rivivere quei giorni per sempre – non ho potuto partecipare alla festa di fine anno, ma già cantare tutti insieme a Messa è stata una festa senza difetti. Alzarmi presto il giorno dopo, fare due passi nel bosco e partecipare alle lodi è stato bellissimo. Da casa, guardo in direzione di La Verna e mi immagino la croce che mi protegge da lassù, che mi aspetta di
nuovo. Ogni volta che abbasso lo sguardo, rivedo gli scalini e le pietre che conducevano alla terrazza. Ogni volta che chiudo gli occhi, percepisco il suo amore avvolgermi. Ora, so che questa non è l’ultima parola: mi sono sentita un po’ come Giuseppe, l’uomo della testimonianza. Mi sono sentita accolta e vorrei rivivere quei giorni ancora così tante volte da perderne il conto.
Questa non è l’ultima parola: la mia gioia sarà sempre più piena, l’amore Suo sarà sempre con me!
Ci tengo anche a fare complimenti e ringraziamenti a fra Gianfranco e suor Laura, che ci hanno insegnato dei canti meravigliosi che spero di cantare per sempre. Grazie a tutti voi per questa esperienza indescrivibile! Grazie a tutti voi per avermi fatta sentire accolta, accettata e amata, grazie per avermi fatto ritrovare la connessione e per avermi fatto realizzare e vivere l’amore di Dio.
Grazie, immensamente grazie!