Testimonianza di Chiara
Marcia Francescana altre testimonianze
Gesù ti ama: è da quando sono piccola che me lo sento dire. Cavolo, è morto per me: cosa posso volere di più? Eppure sembra impossibile, ma ci si abitua a tutto, persino al “ti amo”. E quando le cose iniziano a non andare bene, i punti di riferimento della tua vita spariscono o si guastano, allora la percezione di quell’amore si offusca, i dubbi ti assalgono, inizi a guardare il Crocifisso con occhi distratti, a covare il sospetto che che, sotto sotto, tutto quest’amore sia molto teorico, e la tua croce te la debba portare da solo. E pazienza se a volte sembra troppo pesante per le proprie forze.
Poi arriva il giorno della partenza per questa avventura strampalata che, un giorno di passaggio per La Verna, hai inopinatamente deciso di provare; e parti con uno zaino sotto i sette chili stabiliti, ma appesantito da tante cose che non puoi mollare sul pulmino: risentimenti, paure, solitudini.
L’inizio non è facile: devi adattarti. All’asfalto ribollente sotto il sole di mezzogiorno, alle cinghie che segano le spalle, alla doccia “diaccia” con il tempo contato che manco al militare. Ma insieme a tante, meravigliose persone provenienti dalle realtà più diverse, tutto diventa molto più leggero, e ti scopri a ridere di tutti i disagi, piccolo riflesso della “perfetta letizia” di cui parlava Francesco.
Giorno dopo giorno, cammini per le strade del Casentino e poi dell’Umbria alla ricerca di quel Volto di cui parlano tutti, quel Volto che pensavi di conoscere ormai a menadito e che invece ti sorprende facendosi intravedere nelle facce di chi ti circonda: il frate che in un momento di crisi nera sulla salita della Verna ti prende per mano con forza e ti tira fino in cima, la “dottora” che dopo il cammino sacrifica il suo tempo libero per bucare vesciche e incerottare tutti, l’amico che viene da un altro paese, ma che porta dentro sé le stesse tue domande. Cammini senza sapere cosa troverai quel giorno, ma con il cuore che si allarga, piano e inesorabilmente, anche quando non vuoi.
Fino al momento, atteso e un po’ temuto, della Riconciliazione, preludio al Perdono della Porziuncola. Solo a quel punto l’Amore, quello tante volte sentito e poco ascoltato, prende una forma concreta e irrompe di nuovo nella tua vita con la forza di una bufera. Sei fatto come un prodigio, sei amato. Nonostante i tuoi mille limiti, o forse proprio grazie a quelli. E ti ritrovi a piangere senza riuscire a smettere. Perché quando ti entra un Volto negli occhi, è il minimo che tu possa fare.
A quel punto è tutto in discesa: le ultime tappe, le catechesi delle suore che portano sempre la parola giusta al momento giusto, l’ultimo riposo prima del famigerato “zaino in spalla”.
E infine Assisi, l’ingresso nella piazza tenendosi per mano, il pensiero già al domani, al momento del ritorno. Che ti riporterà ai problemi e ai dispiaceri di ogni giorno, ma con una consapevolezza – almeno un po’ – diversa: “Coraggio, non temere, sono Io”, dice il Volto. Non sei solo.