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Rosita

L'abbraccio vitale della Santa Terra

L'abbraccio vitale della Santa Terra

Ci sono alcuni luoghi che palpitano nel cuore al solo nominarli, paesi che vorresti visitare subito ed invece rimangono nella bucket list per anni, assumendo contorni mistici, quasi surreali.

L’Israele, la Holyland che bramavo di toccare, respirare e gustare da quando Lui, il Capo, è entrato nella mia Vita a piccoli passi sempre di più, non è più un sogno.

Quando arrivi, ti senti a disagio: in aeroporto sono controlli su controlli, e impari che esiste lo shabbath, che ci sono tanti giovani che rispettano la religione in maniera didascalica e quelle che pensi siano solo dogmi, sono in realtà comandamenti.

Poi però scopri che la cultura di questa gente permea ogni angolo di strada. Che hanno i loro codici segreti, e di appartenenza. Che sei al sicuro: sebbene tutte le difficoltà, le tensioni, gli attentati…lì, sei al sicuro.

C’è la meraviglia di trovarti in un micro clima che sa di vento e caldo. Di storia e poesia.

Mi sono sempre chiesta: ma la paura? Come possono convivere con la paura di saltare in aria, di non riuscire a trovare un punto di congiunzione tra conflitti creati dai padri dei padri e incancreniti fino al presente.

La risposta l’ho trovata nel sorriso della gente, delle suore, dei bambini in orfanotrofio, degli anziani abbandonati, dei volontari, dei giovani, dei commercianti…

Potessi dire cos’è Israele, penserei proprio a questo: il quinto vangelo, la storia della Salvezza da toccare con i propri piedi.

Ma anche l’odore del pane e le vetrine piene di dolci, le spremute di melograno, arance e pompelmi e la dolcezza dei datteri, la cremosità dell’hummus e la vivacità dei banchi di spezie, il rigore ortodosso e l’eccentricità ebraica.

Tra aromi di clandestine moke di caffè italiano e tazzine di arak, profumo di nardo e calde pite appena sfornate.

Da Nazareth a Cafarnao, dal Lago di Tiberiade al Mar Morto, da Betlemme a Gerusalemme, dall’oasi di Ein gedi al deserto di Giuda.

Dal Sì di una Vergine all’abbandono totale alla volontà del Padre nell’orto del Getzemani.

Da Pietro a Giovanni Battista, dalla Samaritana al paralitico, dal cieco a Zaccheo.

In lungo e in largo dalla Galilea alla Samaria, dalla Giudea all’Idumea, tra Israele e Palestina attraverso la storia del Vangelo.

Scenari nei quali i nostri occhi sono stati curati con il collirio della fede.

Dove tutto torna, dall’inizio alla fine, in modo strabiliante.

Un viaggio divenuto un ritorno a casa, tra lacrime e abbracci, sorrisi e silenzi.

Perché il Signore viene a ripescarti dalla tua quotidianità, ed è allora che camminare nel souk diventa normale, venerare una pietra è inevitabile, gioire di albe e tramonti è essenziale.

Il Signore fa sicuri i passi dell’uomo e segue con amore il suo cammino, nel deserto, nelle rovine, nel tunnel di Ezechia, nei vicoli di Gerusalemme, nei sentieri del Monte Tabor…

Nella depressione più profonda della Terra impari a riconoscerti nel sale che è cosa molto buona ma che se diviene senza sapore viene gettato via.

Dio si rivela nella sua immensa umiltà e ti sussurra di camminare perché è Amore che fa nascere e ripartire la vita, che porta luce.

E il tuo cuore ti dirà che tu sei fatto per la luce.

Rosita