Vieni e Vedi

La bellezza va condivisa

La marcia francescana è un’esperienza che va vissuta, non si può raccontare fino in fondo tutta la sua bellezza ed importanza perché le parole pongono limiti al profondo, silenzioso ed amorevole terremoto che essa ti scatena nell’anima.

Sono partita senza aspettative, solo percependo che in qualche modo c’era un cerchio che si chiudeva in questo momento della mia vita e che avevo bisogno di dare una forma fisica e reale a questa sensazione, avevo bisogno di tirarla fuori, di sfogarmi. Ho scelto di partecipare anche perché sentivo la necessità di fare qualcosa di semplice e primordiale e quale atto è più semplice del camminare?

I primi giorni mi sono limitata a seguire le indicazioni che ci venivano date: se dovevo pregare, pregavo, se dovevo cantare, cantavo, se dovevo dormire, dormivo, se dovevo presentarmi e dire cosa facevo nella vita, lo facevo. Se mi guardo indietro adesso vedo con quanta desolazione io mi lasciassi trasportare, senza sapere perché, né dove volevo andare, senza una reazione, né un’emozione, come se tutto mi lasciasse indifferente. La verità era che non mi importava di niente. Mancava qualcosa. Una sfumatura di colore. Un battito diverso. Qualcosa che mi facesse sentire viva.

I miei compagni marciatori mi si avvicinano e io parlo con loro, sorrido, racconto, chiedo. So relazionarmi con loro ma non apro il mio cuore. Invece loro iniziano a farlo con me e parallelamente iniziano la fatica fisica, i dolori, le prime galle sotto i piedi e da sotto la cenere comincia a venire necessariamente fuori un po’ di grinta, perché non si può mollare in salita, non si può mollare perché ti fanno male le spalle e non puoi lasciare indietro il compagno accanto a te.

Tutte queste piccole cose, insieme a molte altre, sono diventate la mia quotidianità e senza che me ne accorgessi, silenziose e furtive, hanno lentamente scongelato il mio cuore fino a farmi comprendere quanto io sopravvivessi anziché vivere. Ma questa consapevolezza non ti lascia indebolita, non ti fa sentire vulnerabile, perché gli altri sono in fondo come te, affaticati, sudati, sporchi e col loro zaino del cuore oltre che lo zaino sulle spalle. E’ inevitabile: ci riconosciamo l’uno nell’altro e questo diventa una risorsa, una consolazione, una forza, un abbraccio, un’accoglienza, diventa lo specchio dell’Amore di Dio, che non è quella cosa scontata o concepibile dalla mente umana: è un’esperienza che si fa attraverso i Fratelli che non può essere immaginata né descritta appieno ma che ti dà Vita, quella con la “V” maiuscola, colma la sete e la fame che nemmeno sapevi di avere, ti rende libero e leggero, ti rende Dignità Umana.

Perciò ad un certo punto del cammino la fatica non è più fisica, ma interiore. Lo stesso si va avanti perché accanto ai Fratelli si può entrare anche nei luoghi più spaventosi e affrontare i tratti di strada più difficili senza timore e che gioia quando insieme a loro riusciamo a raggiungere l’obiettivo! Poter gridare al mondo che SI PUO’!! Si può camminare controvento, si possono portare dei pesi, si può condividere, si possono trovare strade diverse, si può attraversare il buio per vedere di nuovo la luce. Tutto questo lo sperimentiamo fisicamente ma possiamo trasporlo su ogni piano riguardante l’animo umano.

Sono arrivata alla Porta del Cielo con occhi nuovi e non rimpiango quelli vecchi. Non tornerei indietro per niente al mondo! L’ho attraversata per mano assieme a quella che è diventata una famiglia di cammino e quotidiano, l’ho attraversata non sentendomi grande e ricca ma infinitamente piccola e povera, l’ho attraversata consapevole che quel cerchio della vita che si chiudeva era una voglia infinita e trattenuta di gridare “voglio ricominciare da zero”, era la ricerca di quella sicurezza “esiste il Paradiso”, esiste qualcosa in più, esiste qualcosa che può più di noi, era sete di affidamento, di cura e protezione dalle mani di Colui che tutto può.

La Marcia mi ha condotto in territori che non immaginavo nemmeno potessero esistere o che comunque non ritenevo fossero destinati a me. Mi ha insegnato tantissime cose nuove e me ne ha fatte riscoprire di dimenticate. Mi ha aiutato a capire cosa andava conservato e custodito e cosa invece non era necessario per proseguire il cammino. Ancora la strada è lunga e forse in realtà non si arriva mai.. ma confido in Colui che “fa nuove tutte le cose”, perché mi ha regalato occhi nuovi per vedere, un cuore nuovo per sentire, accogliere e dare cose nuove e una nuova speranza. Adesso lo so: esiste il Paradiso.

Diletta

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14 Set

Veglia delle Stimmate

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