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Claudio

Il baule della mia vita e della mia storia

Arrivo a La Verna con un cuore duro, freddo, occupato da tutti quei pensieri e quei sentimenti che durante l’anno si sono accumulati e ora lo riempiono e spingono… spingono forte. Avverto questo dentro di me, ma non ci faccio troppo caso, tanto sono rapito dall’incantevole tramonto che mi accoglie poco dopo il mio arrivo al santuario. Quest’anno la Roccia non è coperta di neve, è asciutta e avvolta da un cielo limpidissimo.

Non ci vuole tanto tempo per scoprire che quel cuore che mi ha portato fin lassù è come un baule rinvenuto in una vecchia soffitta, per cui la curiosità è troppo grande e non vedo l’ora di guardare cosa esso nasconde. Ma all’inizio la chiave che vorrei giocare, quella che mi porto appresso, non è la chiave giusta, non riesce ad aprire il baule…
Il baule della mia vita e della mia storia, il baule dei miei segreti, delle ferite, delle gioie e dei desideri è un baule che si apre pian piano in questi giorni di ritiro; e si apre con l’aiuto dei fratelli, con la meraviglia di chi si incontra per la prima volta e dopo una cena in fraternità gli si vuole già bene, di chi condivide il suo cuore a bassa voce ma con gioia perché si sente amato, di chi cucina per te gratuitamente, di chi fa festa per il nuovo anno appena iniziato giocando e ballando dopo aver salutato quello vecchio adorando un Dio che si fa pane per noi.

Il baule si apre grazie alla testimonianza di una donna che ha saputo guardare dentro le sue ferite e trovare la chiave per una vita nuova, che nonostante lo smarrimento si è resa disponibile all’amore di Dio che le ha mostrato, per mezzo della sua stessa musica, a Chi realmente appartiene e di Chi è davvero figlia; il baule si apre ascoltando canzoni che mi ricordano che il Signore mi conosce tutto da sempre e “mi ha fatto come un prodigio” e che mi invitano a “tornare a me stesso” cercando di districare il groviglio di fili che questo baule contiene.
Non è facile sciogliere tutti i nodi, solo mettendomi a tu per tu con Dio posso iniziare a farlo, grazie al silenzio e all’atmosfera che questa montagna speciale può dare, solo scoprendo che quel tramonto che ho contemplato al mio arrivo non serve se non lo guardo con lo stupore che apre a un cuore rinnovato!

Presto, prima che il baule si richiuda, vi inserisco tutto quello che può servire per scendere dalla montagna: le parole ascoltate, la Parola che mi ha colpito, i volti che ho incontrato… tutto da conservare.
E non ho paura di scenderla per tornare alla normalità e alla quotidianità, perché dentro so che il Signore fa nuove tutte le cose!